viernes, 5 de octubre de 2012

7 avenidas di Caracas riempite dai sostenitori di Chávez

Tito Pulsinelli, Selvas, Valencia, 05/10/2012


A Caracas non ci sono grandi piazze, come a Buenos Aires o il gigantesco Zocalo di Città del Messico, con una capienza di un milione di persone. E' attraversata da grandi avenidas, simili ad arterie che si intersecano nel suo corpo centrale. Per la chiusura della sua campagna, Chávez ha chiamato a raccolta i suoi elettori e ne ha colmato ben sette, con le relative strade adiacenti. Una sfida senza precedenti, diventata una prova di forza inoccultabile. La Bolívar, Lecuna, Universidad, México, Fuerzas Armadas, Baralt e Urdaneta, sono state invase sin dalle prime ore di ieri dai bolivariani, che le hanno trasformate in una immensa macchia rossa.

Cinque giorni fa, il candidato dell'opposizione aveva riempito la avenida Bolivar, e il suo staff parlò incautamente d'un improbabile milione di partecipanti. Chávez ha moltiplicato per sette. Una prima evidenza che si impone, è stata la straripante presenza giovanile, dato importante in un Paese in cui oltre la metà della popolazione ha meno di 25 anni. La rivoluzione bolivariana ha sfondato tra i giovani, ed è il segnale che ha oltrepassato la soglia che garantisce la continuità del progetto di Paese intrapreso. Ci sono le energie per alimentare il modello di sviluppo sovrano, indipendente, autonomo dai grandi centri internazionali del globalismo. L'altro elemento saliente è la presenza massiccia femminile e lo straordinario protagonismo che hanno raggiunto nel Venezuela di Chávez. 

Dopo 14 anni di governo, Caracas è stata teatro d'un evento senza precedenti che va ben oltre i contorni di una contesa elettorale, sicuramente di grande importanza anche per il resto dell'America latina. E' stato scandito un poderoso sì alla continuità d'un potere politico che destina il 42% del suo bilancio agli investimenti sociali: istruzione, salute, sicurezza sociale. Si è consolidata una muraglia contro il ritorno al neoliberismo, e in questo senso l'eco degli accadimenti e la cronaca politica provenienti dall'Europa, funzionano come un esempio negativo da non seguire. Un pedagogico monito a non lasciarsi incantare dal canto della sirena liberista e le sue infauste terapie anoressiche. 

Il giovane rampollo della hight society, candidato dell'oligarchia, è stato costretto a camuffarsi, occultare il suo programma made in FMI, e travestirsi inutilmente da progressista. Inutilmente. La folla gioiosa, dall'entusiasmo contagioso che ieri si è impadronita della capitale venezuelana, è qualcosa di più d'una garanzia sicura per la rielezione di Chávez. Ne è convinto anche il Bank of America Merrill Lynch. Si intravedono i primi segni vitali del blocco sociale da tempo in gestazione, la coesione di una identità culturale nazional-popolare più forte del latifondo mediatico, che testimoniano il sopravvenire della nuova egemonia sociale post oligarchica. Sintonizzata con il nuovo contesto del multipolarismo e con il sorgente blocco regionale sudamericano. Nella partita tra il socialismo del secolo XXI e il capitalismo del secolo XVIII, non ci sarà bisogno dei tempi supplementari.

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