viernes, 5 de octubre de 2012

Traditi da Chávez? A proposito di un ampio dossier pubblicato su Internazionale 28 settembre 2012

Napoli, 05/10/2012


    Che una rivista come Internazionale dia importante risalto agli argomenti che trattiamo in queste righe, soprattutto per un paese come l’Italia e per una stampa come la nostra che dedica poco spazio ai temi latinoamericani e in particolare alla realtà politica economica di un paese come il Venezuela, è certamente positivo. Ed in effetti, si contrappone un equilibrato articolo del giornalista messicano Luis Hernández Navarro de La Jornada al breve scritto di Teodoro Petkoff, il quale piuttosto che descrivere le ragioni di un presunto fallimento politico del presidente venezuelano su circostanze e scelte politiche concrete e verificabili, si sforza di tracciare un parallelo fra la malattia del Presidente e la sua, per Petkoff, "crisi politica". Hernández, invece, pone innanzitutto fra gli elementi di novità della ormai prossima consultazione elettorale la svolta decisamente socialista di Chávez, che ha costretto perfino l'opposizione a dichiararsi, in qualche modo anch'essa "socialista". Non manca, poi, di sottolineare il fondamentale contributo alla democratizzazione del mercato petrolifero internazionale a favore dei paesi latinoamericani, evidenziando il carattere non solo nazionale di una nuova solida vittoria bolivariana che consoliderebbe la svolta antiliberista dell'ALBA e degli altri organismi di cooperazione latinoamericana.

    Meno positivo è, invece, che, in consonanza con l'inquietante copertina della rivista sottolineata dal titolo "Traditi da Chávez" - con sottotitoli e didascalie dello stesso tenore - nell’imminenza di una importante consultazione elettorale, le opinioni degli elettori riportate nelle interviste (tratte dall'articolo della Rivista telematica Anfibia - Argentina), siano assolutamente unilaterali e fautrici dell’astensione o di un voto contrario all’attuale presidente.

    Dunque, in contrasto con la pretesa di imparzialità che c'è da attendersi da un ampio inserto - che nello spirito di un effettivo confronto, lasciava presumere un ventaglio di posizioni articolato ed obiettivo - ciò che emerge appare una sorta di atto di accusa talora esplicito, tal’altra strisciante contro il governo attuale incapace di dar vita a una repubblica di Bengodi… o ad una Città dei Balocchi! Mentre, al contrario, manca una posizione politica venezuelana che descriva il punto di vista del governo in carica o almeno dei cittadini che lo sostengono. Un atteggiamento che sembra la proiezione a livello “internazionale” della prevalenza pressoché assoluta, in Venezuela, di un sistema mediatico privato, in grandissima parte in mano all’opposizione politica e alle lobbies economiche nazionali e non, con buona pace di chi denuncia la dittatura mediatica del governo.

    Chi come noi ha conosciuto la situazione, oggettivamente vergognosa che ha caratterizzato il Venezuela prima della svolta bolivariana e che ha avuto l’occasione di incrociare un personaggio del rilievo di Allan Brower Carías, uno dei più noti costituzionalisti latinoamericani ma non meno noto come capofila della corruzione della magistratura, costituente nel 1999 ma poi autore del decreto di destituzione di Chávez e di nomina di Pedro Carmona Estanga a presidente della Repubblica (per due giorni!), conosce bene le difficoltà di capovolgere in soli 13 anni una situazione drammatica dal punto di vista politico, economico e sociale, frutto del dominio colonialista plurisecolare la cui eredità ha indotto gli USA a considerare il Venezuela il suo cortile di casa.

    Tutto ciò faceva del Venezuela un paese nel quale le grandi imprese davano l’assoluta priorità ai propri interessi fiscali e sociali, come nel caso della PDVSA che assumeva il profilo di uno stato nello stato, con la conseguenza della rinunzia del governo ad ogni politica di redistribuzione a favore dei lavoratori subordinati e dei meno abbienti e comunque abdicando ad ogni reale politica di sviluppo economico del paese. Sembra così ancora più singolare che, inoltre, dalle interviste a numerosi «ex-chavisti delusi» emergano mezze verità sulle politiche sociali del governo bolivariano che per la prima volta nella storia del paese non ha ignorato la drammatica situazione di analfabetismo e povertà, ed in definitiva l’esclusione di gran parte della popolazione venezuelana, a partire dai popoli nativi. Non pochi cittadini finivano di conseguenza per non partecipare alle consultazioni elettorali, sia perché in molti casi privi di documenti, sia perché non avevano la minima fiducia nella possibilità di una svolta politica e sociale.

    Sarebbe stato, in realtà, molto più stimolante dare conto delle numerose missioni di carattere sociale lanciate dal governo in tutti i settori dell’emarginazione culturale, professionale, sociale, artistica, scolastica, sanitaria, finanche sportiva, ciò che spiega i crescenti successi elettorali della presidenza attuale. Per fortuna il diagramma (pag.48) vale più di tutte le rimostranze dei chavisti pentiti, dal momento che il PIL venezuelano è cresciuto dal -7,2 del 1999 al +4,2 del 2011, passando per il picco del 9,3 del 2005, anno in cui il Venezuela si è dichiarato paese libero dall’analfabetismo, come successivamente riconosciuto dall’Onu e primo paese al mondo ad aver raggiunto le mete del Millennio fissate dagli Stati dell’Onu nel 2000 per l’anno 2015.

    Ancora più istruttivo sarebbe stato riportare il dato secondo il quale il Venezuela è il quinto paese del mondo, e primo dell’America latina, secondo la statistica, dei cittadini che si considerano felici (indagine Gallup pubblicata dal Washington post), sulla base di fattori che hanno determinato la classifica quali l’istruzione, l’occupazione e l’assistenza sanitaria. Ciò avrebbe consentito di comprendere - al di là di astratte elucubrazioni sulla presunta “crisi del chavismo” - perché tanti cittadini venezuelani hanno votato e continueranno, secondo tutti i sondaggi (anche questi ignorati dal dossier di Internazionale), a sostenere il processo bolivariano; ma anche a fare giustizia di considerazioni assolutamente superficiali che emergono dalle interviste riportate, dalle quali sembrerebbe derivare che l’attuale conflitto politico e sociale sia il risultato di una contrapposizione fra bande, ignorando - o fingendo di ignorare - la svolta politica e sociale del ’98. Una svolta che ha inevitabilmente provocato un’opposizione implacabile, quanto interessata, di quelle classi sociali che, come risulta dallo stesso dossier di Internazionale, continuano a ritenere come 13 anni fa, che i milioni di poveri ed emarginati non siano una priorità politica del Venezuela.

    Certo, in un paese che ha scelto la via impegnativa di una transizione a un sistema politico e economico diverso da quello della globalizzazione neoliberale oggi imperante nel mondo, garantendo al contempo sia la proprietà privata che il mercato e creando però, una serie di contrappesi di carattere economico e sociale, non mancano problemi di sicurezza e di ordine pubblico in particolare nelle carceri. Rifiutandosi di risolvere tutti i problemi e le contraddizioni puntando su una politica repressiva, in linea con le posizioni oggi prevalenti nella criminologia democratica, che non ritiene il diritto penale lo strumento più idoneo ad attenuare e risolvere i conflitti, il governo in carica non nega le difficoltà e le complicazioni del processo di transizione in corso. Esso si propone, infatti, di intervenire nel groviglio di problematiche comuni a molti paesi latinoamericani - come risulta dal documentato articolo sulle prigioni violente sullo stesso numero di Internazionale (p.18) - di avviare riforme e di costruire nuove strutture carcerarie umanizzanti e soprattutto proponendosi un serio contrasto al traffico di droga, alla criminalità economica e a quella micro-delinquenza che rappresenta un problema di grande rilievo in molte megalopoli latinoamericane (da Rio de Janeiro a San Paolo, da Bogotà a Città del Messico).

    Ciò che ci preme sottolineare, infine, sono le importanti innovazioni della Costituzione bolivariana del 1999, capofila delle “costituzioni cittadine” dell’America latina. Una costituzione che ha coniugato il meglio della tradizione occidentale con soluzioni normative e istituzionali estremamente originali, a partire dai due nuovi poteri, Cittadino e Elettorale, che rispettivamente promuovono la partecipazione ed il controllo dal basso ad ogni livello e garantiscono la correttezza delle consultazioni elettorali, da sempre un punto dolente dei sistemi politico-costituzionali latinoamericani. Così, la felice combinazione tra le tecnologie informatiche e altri tipi di controlli incrociati fanno – come ha affermato in più occasioni l’ex presidente nordamericano Carter – del sistema elettorale venezuelano il più sicuro al mondo, grazie anche al continuo monitoraggio dell’intero procedimento compiuto dal Consiglio Nazionale Elettorale. Tra i meriti di questa Costituzione c’è la promozione di ampie forme di cooperazione, solidarietà e effettiva integrazione fra i paesi latinoamericani percorrendo vie ben diverse da quelle del NAFTA o della Unione Europea che, puntando prevalentemente se non esclusivamente sul mercato e sulla concorrenza, sembrano essere del tutto impotenti di fronte alla speculazione finanziaria e monetaria internazionale e ad una crisi economica di sovrapproduzione e disoccupazione, ormai strutturale, che nessuno può seriamente negare.

     Un risultato decisamente favorevole al presidente Chávez – come auspica anche Luis Hernández Navarro dalle colonne del Guardian – non solo consoliderebbe la svolta bolivariana del Venezuela ma favorirebbe quella cooperazione solidale tra i paesi latinoamericani in una direzione ben diversa da quel neoliberismo che sta impoverendo tanti cittadini europei e nordamericani, compromettendo il futuro delle giovani generazioni e favorendo sul piano internazionale conflitti e guerre regionali nei paesi del terzo mondo, con prospettive non poco preoccupanti.

Carlo Amirante, costituzionalista (Università di Napoli – Federico II), membro del Comitato Internazionale di controllo elettorale in occasione del referendum revocatorio, Venezuela-2004

Ciro Brescia, presidente ALBA (Associazione per l’amicizia e la solidarietà tra i popoli)



3 comentarios:

  1. Purtroppo anche in Italia ogni tanto appaiono questi gruppetti pseudo troskisti che attaccono ferocemente da presunte posizioni di sinistra il governo bolivariano, e non capiscono che si trovano sulla stessa barca dei ratti dell'impero ed i loro mercenari.
    Far cadere Chavez ora significherebbe consegnare il venezuela di nuovo all'impero alla putrida oligarchia ed i narcos.
    Del resto anche a Caracas mi ricordo durante le criminali guarimbe era presente durante le devastazioni della citta effettuate da bande di mercenari fascisti e pregiudicati pagati migliaia di bolivar, dicevo era presente un gruppetto di pseudo ultra sinistra troskista come si definivono loro "bandera roja"... bella combinazione di questi provocatori a fianco dei criminali mercenari fascisti di Piazza Altamira
    Queste bande di ratti saranno ancora una volta spazzate via dopo il 7 di ottobre dove si preannuncia una strepitosa vittoria del Comandante come abbiamo visto dallo tsunami rosso il 4 al comizio di chiusura bolivariano.
    Venceremos y saludos bolivarianos!

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  2. Ancora parlando dall'Italia c'e sempre una sinistra se cosi si puo definire filo OTAN ed alla strenua difesa della politica economica e militare dell'impero yanqui europeo sionista

    La pseudo sinistra di Holland, Di Zapatero, di Bersani e di tutto il blocco socialista europeo che pensa follemente di cambiare l'impero dal di dentro e sono quelli che tifono Obama premio Nobel per la pace!
    Anche da loro non poche critiche a Chavez perche i governi che gli piacciono sono solo le marionette al soldo ed agli ordini della massoneria della OTAN della cupola mondiale del narcotraffico.
    Vergognosa la RAI/CIA in Italia che ha parlato sempre in maniera sciacallesca di Chavez sopratutto del suo male in maniera ignobile
    In testa a tutti RaiCIA news 24 molto guardato dagli italiani in Venezuela su internet che e' un vero e proprio grigio ufficio del pentagono in Italia un vero e proprio bombardamento di menzogne di esaltazione della guerre criminali contro Libia e Siria ed una istigazione delirante anti iraniana anti cubana e venezuelana: Una scandalosa catena di menzogne contro tutto cio che si muove contro l'impero nel mondo.
    per questo e' un bene Ciro organizzare la controinformazione militante a livello mondiale che unifichi i popoli contro l'impero yanqui europeo sionista

    Venceremos por la patria grande y el socialismo

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  3. Gracias camaradas , grazie compagni di aver pubblicato i miei due commenti!
    Ottimo questo sito e mi raccomando a tutti, scriviamo, comunichiamo, organizziamoci, In italia creiamo un coordinamento stabile bolivariano assieme ai compagni se possibile della marcha patriotica de Colombia che da poco sono stati in Italia per una serie di assemblee.
    Grazie e per il 12 ottobre anche in Italia grande festa-assemblea per il trionfo del Comandante Chavez e della rivoluzione bolivariana; Venceremos...Max

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